varaniniI media hanno dato recentemente risalto ad un importante studio atto a dimostrare che l’intensità del dolore percepito può essere ridotta della metà nelle persone suscettibili all'ipnosi.

IFC, nella persona dell’Ing. Maurizio Varanini, ha portato il suo importante contributo che corona una pluriennale collaborazione tra il gruppo di Elaborazione dei Segnali dell'istituto di Fisiologia Clinica ed il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, mirata allo studio del sistema nervoso autonomo in soggetti di diverso grado di ipnotizzabilità. Con il coordinamento dalla Dott.ssa Enrica Santarcangelo in collaborazione con ricercatori delle Università di Pisa e di Siena, e del GIFT Institute of Integrative Medicine di Pisa, la rivista scientifica Physiology and Behavior ha pubblicato risultati che ripropongono il ruolo dell’ipnotizzabilità nel controllo del dolore.

Lo studio è stato effettuato su un campione di circa sessanta soggetti sani di entrambi i sessi con una suscettibilità all’ipnosi alta, media e bassa. È stato rilevato che, in assenza di induzione ipnotica e indipendentemente dall’aver ricevuto suggestioni esplicite di analgesia o induzione di analgesia condizionata (un metodo che consiste nell’attivazione di controlli inibitori discendenti da parte di uno stimolo nocicettivo precedente quello in studio), i soggetti altamente suscettibili all'ipnosi riferivano una riduzione del dolore di circa il 50% e quelli mediamente suscettibili di circa il 30%. L’interesse dello studio consiste nell’aver evidenziato che in soggetti di suscettibilità medio alta (complessivamente, una larga parte della popolazione), i due metodi di induzione dell’analgesia si sono rivelati ugualmente efficaci. Questo indica che anche meccanismi diversi da quelli responsabili dell’analgesia da suggestioni sono più efficaci in soggetti di ipnotizzabilità medio-alta.

L’osservazione fatta è interessante in ambito clinico perché incoraggia la misura dell’ipnotizzabilità ai fini dell’utilizzo di tecniche cognitive per il controllo del dolore acuto, cronico e ‘da procedura’. Impiegati su larga scala, questi metodi possono ridurre il costo del trattamento del dolore e migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti rendendoli consapevoli della loro capacità di controllare autonomamente l’esperienza del dolore.

Per maggiori dettagli si rimanda al link: http://dx.doi.org/10.1016/j.physbeh.2017.01.013